ITALIA SEMPRE PEGGIO
Spesso mi domando se la politica ed i partiti sono ancora in grado di dare risposte:
alla crisi che attraversa il Paese, alla crisi strutturale dell’economia, alla trasformazione della società, alle reali prospettive del paese , che lo si è voluto sempre più condizionare alla finanza internazionale, e sapersi opporre ad una politica ricattatoria berlusconiana che nessuno vuole concretamente contrastare.
Credo che, come non esiste possibilità di uno sviluppo economico e politico interno del nostro Paese se non nel contesto di un preciso quadro europeo, così anche per la politica è venuto il tempo di guardare con meno provincialismo alle grandi scelte di carattere mondiale e di individuare, sulle linee delle proprie tradizioni,dei propri valori, dei propri ideali, ma anche dell’emergenza dei problemi drammatici un proprio comportamento europeo.
E’ la politica italiana in grado di dare risposte a questi interrogativi? Oppure la routine del potere e l’involuzione nella quale ci ha trascinato il berlusconismo ci costringe a continuare ad essere un Paese incapace di guardare al di là delle sue “ frontiere”,che non sente il dovere di una vera solidarietà neanche al suo interno, che sembra essersi rinchiuso in una visione miope della sua funzione politica ?
L’europeismo di DE GASPERI, e degli altri pionieri dell’unificazione del nostro continente, era di netta impostazione politica, non si affidava alle capacità mercantili e commerciali per far emergere un’ Europa che doveva riscattarsi dai suoi nazionalismi. Rispetto a questa prospettiva di un’Europa protagonista, mi rendo conto di quanto invece sia stato angusto e modesto il cammino per la scarsa volontà politica anche dei governi italiani. Certo la Comunità europea è nata viziata dall’economicismo, dalla illusione che dalla integrazione economica si sarebbe poi agevolmente passati all’unificazione politica.Ed oggi è stato facile per il “ potere finanziario “ acquisirne il “ potere di prelazione “ sulle diverse realtà politiche nazionali.
L’Italia , succube, ieri, della politica berlusconiana, ed oggi succube della politica della grande finanza è costretta a sottostare all’imposizione di questo “ potere “ , obbligata a non poter gestire in autonomia alla costruzione della sua crescita e della sua azione politica.
Signor PRESIDENTE NAPOLITANO la sua elezione aveva in me acceso una grande speranza di vero rinnovamento. Da ragazzo ricordo un suo intervento a Catanzaro – piazza Grimaldi – nel quale Ella condannava l’illegalità, l’incapacità della classe dirigente dell’epoca a saper gestire i problemi del Paese ed al Paese rivendicava la sua Laicità dal potere temporale della Chiesa. Da giovane democristiano l’ho applaudita , mi sono aggregato ai cori della folla in favore di quelle enunciazioni politiche , e da democristiano, pur dall’interno del partito, Lei mi ha dato la forza di proseguire nella battaglia contro ogni doroteismo e da delegato regionale del MG DC costituimmo in Calabria la prima Consulta Giovanile - italiana - assieme ai giovani dc, pci, psi, pri.
Oggi mi accorgo che le Sue proposte di ieri sono ancora tutte da costruire.
L’Italia continua ad essere anche con il Governo Monti , da me mai accettato :
un paese esportatore di bassi salari e di sfruttamento della manodopera ;
un paese senza adeguate riforme della produzione per garantire più avanzati livelli di efficienza e di produttività capaci di mettere il sistema industriale in grado di assorbire il costo del passaggio alla nuova fase dei rapporti di lavoro;
un paese senza riforme - se non peggiorative - del consumo, della sanità, della casa, dei trasporti, della scuola.
E’ al govermo Monti, mi perdonerà Signor PRESIDENTE,
che non si può non far risalire gran parte di nuove responsabilità anche per aver privato il paese di un efficiente e chiaro quadro di riferimento politico-economico,anzi di aver impedito il formarsi di un tale quadro di riferimento facendo così aumentare uno stato di tensione oggi forte nel paese.
Ed infine, signor PRESIDENTE non vedo più lo Stato Laico che dimostrò di volere, il cattolico DE GASPERI e Lei da Catanzaro auspicava. “LIBERA CHIESA E LIBERO STATO “ < separazione di chiesa e stato > sono rimaste e rimangono tuttora - o peggio di ieri – mere dichiarazioni di principio . La Chiesa invoca di volta in volta, a seconda delle proprie convenienze economiche-politiche il suo dominio ideologico ed i suoi interessi materiali nella totale assenza della laicità di uno Stato sempre prono ad assecondarne le richieste,incapace di svolgere le sue funzioni anche quando appaiono evidenti azioni di gravi e pesanti corruzioni.
A me sembra come scriveva Saren Kierkegaard che :
“ La nave è in mano al cuoco di bordo,
e ciò che trasmette il megafono del comandante
non è più la rotta
ma ciò che mangeremo domani “
Sergio Scarpino